Nettuno Scacchi

Associazione Dilettantistica Scacchi Nettuno – Gardolo (TN)

Scacchi gioco per crescere?

Sabato 26 al centro civico di Cognola c’è stato un confronto fra alcuni protagonisti dello scacchismo trentino sul tema “Scacchi gioco per crescere. Sul tema, oltre a Roberta De Nisi, padrona di casa, sono intervenuti Diego Tomasi per Rovereto, Diego Zordan per Arco, Alberto Ciola per la Valsugana, una maestra dell’ Arcivescovile (non so il nome qualcuno mi aiuti perfavore) e buon ultimo Gianluigi Filosi (il sottoscritto), a nome del Nettuno. Pochi purtroppo i non addetti ai lavori. Nonostante questo è stato interessante scambiarsi le idee su questo tema. Verso la fine dell’incontro ha portato i suoi saluti il presidente del Coni trentino Togler.
Riporto, per chi avesse pazienza di leggere, alcune delle osservazioni che ho fatto nel mio intervento.
Scacchi gioco per crescere? Il punto di domanda l’ho aggiunto io. La risposta che mi sono dato è stata: – dipende….
Giocare a scacchi purtroppo non è una panacea. Gli scacchi hanno un alto potenziale formativo ma per esprimere appieno tutti i loro effetti positivi hanno bisogno che le interazioni fra i protagonisti del dialogo formativo avvengano con il massimo rispetto dei ragazzi sapendo che i ragazzi “imparano ciò che vivono”
Come genitore in questi anni ho imparato che non è facile non farsi coinvolgere emotivamente dall’ansia da torneo quando sono coinvolti i propri figli ma ho notato che quando i ragazzi devono caricarsi sulle loro spalle anche le ansie dei genitori, anche solo il timore di deluderli, il carico emotivo diventa troppo forte e controproducente.
Come istruttore ho imparato che non esiste un metodo universale per insegnare scacchi, che ogni ragazzo ha i suoi tempi, chiede soprattutto di divertirsi con amici e di essere accettato per quello che è. L’obiettivo più alto che possiamo raggiungere con tutti è che i ragazzi imparino ad assegnare il giusto valore alla vittoria ed alla sconfitta e che capiscano che possiamo cercare di ridurre gli errori al minimo ma non possiamo eliminarli del tutto.
Come docente ho capito che gli scacchi sono problem solving allo stato puro, sulla scacchiera incontriamo di continuo problemi sempre nuovi che richiedono soluzioni chiuse o aperte ma che ci invitano sempre a inventare qualcosa di nuovo. In questi anni però ho maturato qualche riserva sul come la FSI gestisce l’attività scolastica. Non capisco in particolare perché siano passati da tre a quattro i giorni per la fase nazionale del CGS e del perché quest’anno tutti i partecipanti ai CGS abbiano dovuto iscriversi ad un Circolo.
Come arbitro (anche se non ufficiale) ho notato che i ragazzi chiedono il rispetto delle regole e con mia immensa sorpresa accettano il verdetto del computer compreso il famigerato spareggio buchholz qualsiasi delle sue innumerevoli variantisi sia scelta.
Come presidente di circolo mi sono convinto che lo scopo di un settore giovanile non è allevare “campioni” che gli scacchi sono “cibo per la mente”, fino a 14 anni sono altamente formativi, poi possono evolvere in una bellissima passione, anche in una piccola fonte di reddito mentre si studia, ma possono anche diventare un’ossessione per cui bisogna sempre ripetere che di scacchi non si vive e che tutte quelle abilità e competenze che si sono acquisite sulla scacchiera devono essere messe a frutto in altri campi…
Naturalmente questo spazio è aperto a tutti coloro che volessero intervenire sul tema e soprattutto a coloro che sono intervenuti nell’incontro di sabato 26.